Dal quartiere Tortaia a Wall Street (e ritorno): la rivincita silenziosa di un aretino

Dal quartiere Tortaia a Wall Street (e ritorno): la rivincita silenziosa di un aretino

Dopo anni di lavoro nella finanza internazionale è tornato ad Arezzo per costruire Galileo FX, un’azienda che oggi fattura oltre 6 milioni l’anno e serve 11.000 clienti e 40 collaboratori. Ma è rimasto lo stesso: niente scene, niente lusso, solo lavoro serio e la voglia di creare opportunità vere per i giovani della sua città.

Lo vedi alla Sagra dell’Ocio, di fronte a un piatto di tagliatelle al sugo, con la forchetta in una mano e il telefono nell’altra, mentre controlla — con la stessa calma di chi sfoglia La Nazione — l’andamento di mercati che scorrono a miliardi di dollari al giorno.

Se ti sembra strano vedere uno con clienti a New York, California e Tokyo seduto alla Capannaccia a discutere di CFD e spread come se fossero questioni di fegatelli e costoliccio, forse non hai ancora capito chi è davvero David Materazzi.

Cresciuto nel quartiere Tortaia, con scuola al liceo Redi, ha costruito un impero da 6 milioni all'anno senza mai dimenticare che "chi dorme 'n piglia 'pesci".

Oggi ha un team distribuito tra Europa, Stati Uniti e Giappone: matematici, analisti, sviluppatori e tecnici che lavorano con l’unico obiettivo di far girare una macchina che non può permettersi di fermarsi mai.

I suoi amici d’infanzia raccontano che da ragazzino smontava i computer per capire come ragionavano le macchine. A nove anni, ricevette il primo. Internet non c’era, e allora lui creava problemi solo per il gusto di risolverli. Marco, un suo ex compagno di classe, racconta: 'Mentre noi giocavamo con le figurine, lui cercava di migliorare il sistema con cui la maestra dava i voti'.

Dopo una laurea sofferta alla Bocconi (è il primo laureato della famiglia), è partito per Toronto con i pochi risparmi messi da parte lavorando mentre studiava.

Quando è partito per il Canada nel 2012, qualcuno gli ha detto: ‘tanto torni tra sei mesi con la coda tra le gambe’. Lì, dopo aver superato una selezione in competizione con cento candidati, ha ottenuto un posto in una software house finanziaria a Bay Street, la "Wall Street del Canada".

È finito in un fondo da 3,4 miliardi di dollari di volumi al giorno.

Ma non da stagista... da stratega. Gli bastava un terminale Bloomberg e un’idea giusta per convincere capi dieci volte più grandi di lui. Là ha visto cosa significa veramente “giocare in Borsa”. Non l’adrenalina da film, ma la freddezza necessaria a non sbagliare nemmeno un millisecondo.

C’è stato un momento in cui stava per mollare tutto.

A Toronto, dopo mesi di turni massacranti e pressioni costanti, ha avuto un blackout completo. Una mattina, davanti al terminale Bloomberg, non riusciva nemmeno a leggere i numeri. Li vedeva, ma non gli dicevano più niente. "Mi sentivo vuoto, come se non sapessi più nemmeno cosa stavo facendo lì," racconta. Aveva 30 anni e si stava giocando la salute.

Fu lì che decise che era ora di cambiare rotta. Non per fuggire, ma "per smettere di farmi usare e investire su me stesso".

Dopo otto anni tra cifre da capogiro e decisioni da panico, fa una scelta che nessuno si aspettava: si licenzia e torna ad Arezzo.

Oggi vive in una villa in campagna, a due passi dai genitori — due ex impiegati bancari, famiglia media, nessun nome blasonato. "Molti ex colleghi si sono pentiti troppo tardi di non essere stati vicini alla famiglia. Non voglio avere lo stesso rimorso".

Ma non è tornato per ritirarsi. E' tornato per creare un software capace di analizzare, decidere e agire in tempo reale per dare un vantaggio. Oggi la sua azienda conta oltre 11.000 clienti nel mondo.

Ha aperto un ufficio anche a Wall Street, dove lavorano cinque persone che gestiscono il mercato americano. A Tokyo, invece, coordina un team locale per un hedge fund che ha più di 300 trader professionisti. “Lì non si scherza,” dice. “Ogni errore si paga in tempo reale.”

Tutto atipico. Nessun investitore esterno, nessun debito, solo reinvestimenti e una filosofia chiara: creare software che "migliorano la vita dei clienti" e garantire un supporto tecnico "di livello", con un team che include ex professionisti di Google, Apple, Oracle e altre big tech.

E adesso che l’azienda è solida, l'imprenditore aretino ha già messo nel mirino il prossimo passo: assumere giovani brillanti della provincia di Arezzo. “Qui ci sono talenti che nessuno considera. Io invece ci credo,” dice secco. Perché se c’è una cosa che chi ha viaggiato all’estero sa, è che "il genio non ha passaporto". Ha solo bisogno di un posto dove essere messo alla prova.

Dopotutto, la sua forza non è la genialità tecnica, che pure c’è. È l’approccio.

Ha preso i vecchi proverbi dei nonni ("le chiacchiere 'un fan' farina.", "chi va piano va sano e va lontano") e li ha messi dentro algoritmi che macinano più operazioni di quante ne faccia un intero piano di banca. Ogni mese, i suoi clienti scambiano circa 80 milioni di dollari. (fonte verificata)

Quando nel 2022 i mercati crollavano, il suo software non solo ha retto. Ha guadagnato. Più di 150 operazioni con una precisione del 92%.

Anche fuori da Arezzo lo ascoltano con attenzione: le sue analisi sono state riprese negli Stati Uniti da testate autorevoli come CNBC, Bloomberg, Nasdaq e perfino nei podcast più seguiti del settore.


E mentre altri, dopo un'offerta da 15 milioni da un fondo londinese, avrebbero venduto ed emigrato, lui ha chiuso la telefonata prima che finissero la frase. "Preferisco restare dove so chi sono e fare quello che mi piace fare" .

Non fa discorsi motivazionali, non esibisce trofei. Le Lamborghini le lascia agli influencer. Lui ti spiega perché il dollaro è salito mentre bevi il cappuccino, con la calma di chi ha già visto questo ciclo cento volte. È il tipo che quando parla, zittisce la stanza. Non perché urla, ma perché ha ragione. È uno che combatte in silenzio: con i numeri, con il tempo, con sé stesso.

Tra poco diventerà padre di un bambino che chiamerà Nolan. Non è un nome scelto a caso: “Inizia per ‘No’, ed è la parola più potente che ho imparato nella vita”.

Chiedetelo a chi lo conosce. Non vi parlerà di finanza, ma di un ragazzo che ha capito che si può vincere anche senza abbandonare le proprie radici. E che forse, proprio per questo, ha vinto davvero.


Nota legale
Le informazioni riportate in questo articolo hanno finalità esclusivamente divulgative e si basano su fonti considerate attendibili al momento della pubblicazione. Eventuali dati relativi a performance economiche, clienti, collaboratori o risultati aziendali sono stati verificati dove indicato, ma non costituiscono garanzia di risultati futuri né invito all’investimento. Le opinioni espresse riflettono il punto di vista dell’autore e non rappresentano necessariamente una posizione ufficiale dell’azienda citata. L'articolo non contiene consigli finanziari, fiscali o legali. Ogni riferimento a marchi, società o enti è puramente descrittivo.

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