I 5 Aretini che ce l’hanno fatta senza lasciare Arezzo

I 5 Aretini che ce l’hanno fatta senza lasciare Arezzo

In un'epoca in cui “riuscire” sembra sinonimo di andarsene via, c’è chi ha scelto Arezzo come base e non ha mai mollato.

Non solo: ci ha costruito sopra un’identità, una carriera, e (cosa sempre più rara) una credibilità.

Da rockstar a imprenditori, da guru della moda a campioni sportivi: ecco i 5 aretini che ce l’hanno fatta rimanendo a casa propria.


1. Negrita – La rock band che non ha mai tradito le radici

Nati negli anni ’90 tra Capolona e Arezzo, i Negrita sono l’anomalia perfetta del rock italiano: suonano da trent’anni, hanno riempito palazzetti, vinto dischi di platino, calcato il palco di Sanremo, ma non hanno mai avuto bisogno di “trasferirsi”. Pau, Drigo e Mac sono rimasti ad Arezzo anche quando Milano chiamava. Il loro studio è qui, le prove sono qui, la loro vita è qui. Una band vera, legata al territorio, che non ha mai dimenticato le sue radici.


2. Beppe Angiolini – Lo stilista che ha fatto di Arezzo la sua passerella

Quando parli con chi lavora nella moda e nomini Arezzo, il 90% delle volte ti rispondono: “Ah, Sugar!”. Dietro quella boutique storica e iconica, nel cuore della città, c’è lui: Beppe Angiolini. Imprenditore, stylist, ex presidente della Camera Italiana dei Buyer Moda, Beppe ha scelto di restare ad Arezzo anche quando le grandi capitali del fashion volevano portarlo via. Ha fatto il contrario: ha portato la moda da Milano a Corso Italia. Oggi è ancora lì, più influente che mai.


3. Patrizio Bertelli – L’industriale che ha trasformato Prada in un impero globale senza mai abbandonare Arezzo

Quando si parla di Prada, tutti pensano a Miuccia. Ma dietro la macchina c’è lui: Patrizio Bertelli, nato ad Arezzo, cresciuto a fegatelli e pellami, con un istinto imprenditoriale fenomenale. Ha iniziato da solo, con una piccola azienda di cinture. Poi l’incontro con Miuccia, la fusione, l’espansione, la trasformazione di Prada in un colosso globale. E mentre il mondo della moda ruotava intorno a Parigi, Milano e New York, Bertelli non ha mai reciso il cordone con la sua terra. Arezzo resta il suo epicentro personale. Ci vive, ci investe, ci torna. Dall’acquisto dell’edicola storica in centro alla presenza silenziosa ma costante: mai esibito, ma mai andato via. Ha messo la testa in Borsa e i piedi in Toscana. Un caso raro: uno che ha davvero portato la moda nel mondo senza mai perdere l’accento.


4. Piero Iacomoni e Barbara Bertocci – I pionieri della moda kids che hanno costruito un impero da Arezzo

Nel 1968 non c’erano fondi, acceleratori o startup week: c’erano Piero e Barbara, un tavolo da lavoro e un’idea chiara. Nasce così Monnalisa, nel cuore di Arezzo, quando la moda per bambini era ancora un’appendice del prêt-à-porter adulto. Non si sono mai spostati. Hanno fatto tutto da lì: produzione, stile, distribuzione globale. Oggi il brand è presente in oltre 60 paesi, è quotato in Borsa, e continua a crescere sotto la guida della nuova generazione. Ma il baricentro è rimasto dov’era: tra le mura di una città che per molti è solo provincia, per loro è stato quartier generale. Nessun bisogno di Milano. Nessun bisogno di scappare. Hanno preso il loro pezzo di mondo e lo hanno vestito da Arezzo.


5. Matteo Marconcini – Il campione di judo cresciuto al tatami di Arezzo

Argento ai Mondiali di Judo, finalista alle Olimpiadi, medaglie in mezza Europa. Eppure il cuore di Matteo Marconcini batte sempre ad Arezzo. È lì che ha iniziato, al Judo OK, ed è lì che ha costruito la base per una carriera internazionale. Oggi allena, trasmette la sua esperienza, e continua a rappresentare un modello per tanti giovani sportivi aretini. Senza hype, senza show, solo con i fatti.


C’è chi parte e chi resta.

Ma tra quelli che restano, pochi riescono davvero a “farcela”.

Questi cinque nomi – diversissimi tra loro – hanno dimostrato che si può avere impatto nazionale (e oltre) anche senza staccarsi dal proprio punto di partenza.

In un’Italia che spesso si svuota, Arezzo resiste.

Anche grazie a loro.

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